Il movimento fisico è innato e istintivo nel bambino, che in modo del tutto naturale - ancor prima di cominciare a camminare - sa quali “esercizi” compiere per agevolare nella crescita il proprio sistema muscolare e nervoso. Altrettanto importante, e altrettanto istintiva, è la propensione al gioco, fondamentale nella fase evolutiva di ogni essere umano; alcuni movimenti, come calciare una palla con una gamba restando in equilibrio sull’altra, correre a nascondersi cercando di non essere scoperti, assumere atteggiamenti imitativi del comportamento degli adulti o degli altri bambini sono step irrinunciabili nella crescita sana e “regolare” dell’individuo.
E lo sport? Lo sport è, o dovrebbe essere, una evoluzione naturale del gioco, generata dal graduale inserimento di regole nella fase del divertimento. Va da sé che si tratta di un passaggio-chiave nella fase evolutiva del bambino, che è nostra responsabilità di adulti e di genitori guidare in modo consapevole per garantire all’essere in formazione i migliori risultati sia dal punto di vista fisico sia da quello psicologico. La domanda, quindi, è: verso quale sport indirizzare nostro figlio, tenendo conto di tutte le variabili che devono essere considerate per una scelta migliore? Passiamo in rassegna, specialità per specialità, le più diffuse discipline sportive, cercando insieme di valutare il pro e il contro di ognuna di esse.
QUALE SPORT ALLORA SCEGLIERE. IL CALCIO
E’ lo sport nazionale italiano e a tutti i genitori piacerebbe avere un figlio campione, anche in virtù degli enormi potenziali guadagni (si è letto tempo fa sui giornali di un giovanissimo calciatore italiano che, appena diventato maggiorenne, ha regalato una villa con piscina ai propri genitori). Le società sportive, attraverso le loro Scuole Calcio, possono iscrivere bambini dai 6 anni in poi ma il primo campionato può essere disputato nella categoria “pulcini” a 8 anni compiuti.
Il calcio si dimostra particolarmente adatto ad allenare il fisico agli sforzi prolungati e ad insegnare al bambino il controllo delle proprie pulsioni nervose, oltre ad abituarli a giocare in squadra, sviluppando l’idea del collettivo (una partita non si vince e non si perde da soli…). Importante è tenere il bambino per quanto possibile lontano dai fenomeni di divismo e di emulazione che circondano negativamente il mondo del calcio. Per la pratica sportiva non esistono particolari controindicazioni, se non quelle legate alla possibilità di farsi male negli scontri fisici con gli avversari e in caso di cadute.
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